giovedì 22 gennaio 2009

Brescia vuole chiudere i phone center. La protesta dei lavoratori immigrati

"Siamo pronti allo sciopero della fame": Iqbal Mazhar, pakistano, da cinque anni gestore di un phone center, è uno degli immigrati bresciani che hanno protestato davanti alla sede della Regione Lombardia contro l’entrata in vigore della legge (6/2006) che regolamenta questo tipo di esercizi commerciali. "Ci costringerà a chiudere - afferma Iqbal Mazhar -. Chiede requisiti di spazio e il rispetto di norme che non sono previsti per nessun altro genere di negozio". A Brescia i phone center sono 120 e danno lavoro a 500 persone: almeno il 70% rischia ora di chiudere. Troppe le richieste introdotte dalla nuova normativa regionale che, tra l’altro, prevede in ogni centro telefonico la presenza di doppi servizi igienici, uno adibito ai soli clienti disabili, e una sala di attesa di nove metri quadrati ogni quattro cabine telefoniche (per le postazioni in più, servono altri due metri quadri). Ma anche le misure delle cabine devono essere a norma di legge: almeno un metro per lato. "Adesso ho 10 cabine in 50 metri quadri e un bagno - spiega Iqbal Mazhar, in Italia da 15 anni -. Se mi adeguo alla normativa devo ridurre i posti a cinque, ma non so se poi riuscirò a pagare l’affitto dei locali".

A protestare sotto le finestre della sede della Regione Lombardia c’erano una trentina di immigrati e diverse realtà di Brescia, tra cui il centro sociale Magazzino 47, Radio Onda d’Urto, il coordinamento immigrati della Cgil, il Tavolo migranti social forum, l’associazione Immigrati in lotta e il Forum delle associazioni degli immigrati. Molte le voci, ma un’unica accusa, quella di aver fatto una legge che vuole danneggiare gli stranieri. "È assurda -aggiunge Iqbal -. Quale altro negozio ha due bagni e una sala di attesa così grande?". Vengono contestati, inoltre, gli articoli che prevedono per i gestori dei centri telefonici l’obbligo di chiedere i documenti a tutti i loro clienti e che consentono alla polizia locale la possibilità di entrare in qualsiasi momento e identificare i presenti.

La legge regionale era stata approvata il 21 febbraio del 2006 da un ampio schieramento politico. Il provvedimento concedeva un anno di tempo ai gestori di phone center per adeguarsi alle nuove disposizioni. Nel frattempo i Comuni lombardi avrebbero dovuto dotarsi di un regolamento per stabilire orari di apertura e criteri per l’individuazione delle aree più idonee all’apertura dei centri telefonici. Brescia è riuscita ad approvarlo a tempo di record, recependo delle norme già previste dalla Asl cittadina, e ha stabilito l’entrata in vigore delle nuove disposizioni per la fine del 2006. "Gli immigrati, l’associazionismo e la Cgil hanno organizzato alcune manifestazioni di contro la legge - spiega Umberto Gobbi, giornalista di Radio Onda d’Urto -. Alla fine la Giunta ha deciso di prorogare i termini di scadenza facendoli coincidere con quelli previsti dalla legge regionale". Per tutti i phone center lombardi, dunque, la data ultima per mettere le strutture in regola è fissata per il 22 marzo.

A livello istituzionale, intanto, è prevista per il 20 febbraio la presentazione in Consiglio regionale di un emendamento che proroghi di un altro anno l’entrata in vigore della legge sui phone center.

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